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Decreto Indennizzi MIT per le concessioni balneari – il parere “tutto da rifare” del Consiglio di Stato

15/08/2025 11:00

redazione

Cronaca, Politica, generali,

Decreto Indennizzi MIT per le concessioni balneari – il parere “tutto da rifare” del Consiglio di Stato

Il parere del Consiglio di Stato evidenzia che lo schema attuale è giuridicamente fragile

Il decreto interministeriale, fondato sull’articolo 4, comma 9, della legge 5 agosto 2022, n. 118 (modificato dal dl 16 settembre 2024, n. 131, convertito dalla legge 14 novembre 2024, n. 166), stabilisce i criteri per il calcolo dell’indennizzo dovuto dal subentrante al concessionario uscente nelle concessioni demaniali a uso turistico-ricreativo e sportivo. Si tratta di un meccanismo previsto nella cornice della norme “salva-infrazioni” europee, pena l’apertura di una procedura comunitaria.

 

Tale indennizzo costituirebbe:

il rimborso degli investimenti non ancora ammortizzati (inclusi quelli legati a calamità o obblighi normativi, al netto di eventuali aiuti pubblici); una equa remunerazione per gli investimenti realizzati nei 5 anni antecedenti alla cessazione della concessione.

In sede della sua elaborazione, il Mit ha convocato un tavolo consultivo con Regioni, ANCI e stakeholder di settore e ribadito che, in caso di mancata adozione del decreto entro la scadenza, i canoni sarebbero aumentati automaticamente del 10%.

 

I rilievi del Consiglio di Stato: imprecisioni, carenze istruttorie e potenziali criticità

In data 8 luglio 2025, la Sezione Consultiva del Consiglio di Stato ha espresso il parere n. 750/2025, definendolo sostanzialmente insufficiente sotto molteplici aspetti:

Profilo procedimentale e formale

Il Consiglio sottolinea lacune nell’uso scorretto del “concerto” ministeriale (previsto per il Mit con il MEF), poiché quest’ultimo non si espresse tramite il ministro ma tramite il capo di gabinetto, configurando una delega formale non conforme.

Manca ogni documentazione che attesti contatti con autorità europee, necessari per verificare la compatibilità con la normativa comunitaria e gestire la procedura d’infrazione.

Mancano prove su consultazioni con l’Autorità Garante della Concorrenza (AGCM), nonostante la materia richieda un’analisi approfondita dell’impatto concorrenziale.

 

Analisi di Impatto della Regolamentazione (AIR)

L’AIR è giudicata linguisticamente e metodologicamente carente: afferma genericamente che non ci saranno distorsioni concorrenziali perché le concessioni saranno assegnate tramite gare pubbliche, ma non fornisce dati quantitativi né documentazione effettiva sugli effetti sui piccoli operatori o sull’impatto economico complessivo.

 

  • Contrasto con norme italiane ed europee
  • La disciplina proposta si discosta dall’art. 49 del Codice della Navigazione che prevede l’acquisizione gratuita, da parte dello Stato, delle opere non amovibili a fine concessione, senza compensi per il concessionario uscente
  • Il meccanismo rischia di violare l’art. 12, § 2, della Direttiva 2006/123/CE (“Bolkestein”), imponendo un indennizzo automatico che può favorire indebitamente il vecchio concessionario a scapito della concorrenza.
  • Il Consiglio cita la sentenza della Corte di Giustizia del 11 luglio 2024 (C-598/22), che ribadisce la legittimità dell’acquisizione gratuita da parte della Pubblica Amministrazione per opere non amovibili, se coerente con la natura indivisibile del demanio.
  • Richiama inoltre le sentenze n. 17 e 18/2021 dell’Adunanza Plenaria, che richiedono un giudizio caso per caso sul legittimo affidamento e forbicono soluzioni generalizzate o forfettarie.
  • Soglie tecniche e aspetti pratici

 

L’obbligo di indennizzo può risultare un ostacolo finanziario significativo per i nuovi entranti, disincentivando la partecipazione delle PMI alle gare. La previsione automatica di indennizzi è giudicata commercialmente illogica, poiché il subentrante potrebbe non essere interessato ad acquisire beni preesistenti, e comunque graverebbe su un onere non legittimato da una reale utilità trasmissibile. 

l parere negativo della Commissione Europea e del Consiglio di Stato ha suscitato forti reazioni politiche. Il Ministro Salvini ha difeso il decreto come “ragionevole e coerente” per tutelare 30.000 imprese balneari, sottolineando l’importanza del settore per il patrimonio nazionale.

Dall'opposizione, esponenti come il M5S definiscono il verdetto come la conferma dell’inadeguatezza del decreto e di un governo sordo alle riforme, accusato di favorire privilegi corporativi e ritardi sulle gare obbligatorie.

Le associazioni di categoria (CNA Balneari, Fiba Confesercenti, Legacoop Romagna) richiedono maggiore concretezza, tutela delle attività storiche e un confronto reale, evitando sconti sui canoni o indennizzi simbolici che non valorizzino il lavoro fatto nel tempo. Il parere del Consiglio di Stato evidenzia che lo schema attuale è giuridicamente fragile, procedimentalmente insufficiente, e potenzialmente incompatibile con il diritto italiano ed europeo.